Dottorando in "Formazione, Patrimonio Culturale e Territori" (ciclo XXXV) e Cultore della materia in Pedagogia generale e sociale presso l'Università di Macerata. E-mail: t.farina@unimc.it
Le misure di sicurezza imposte dai governi per limitare la diffusione del contagio da SARS-CoV-2 e la conseguente condizione di isolamento in cui sono coinvolti individui e famiglie stanno inevitabilmente indebolendo quella dimensione sociale e relazionale che rende unica la nostra specie. Le fasce di popolazione che stanno pagando il prezzo più alto, in termini di impoverimento delle relazioni, sono quelle deboli: anziani e bambini. Se, infatti, gli anziani sono stati costretti a ridurre drasticamente i contatti con i propri familiari, vivendo una condizione, seppur cautelativa, di solitudine forzata, i bambini stanno sperimentando un ulteriore, grave depauperamento: quello dei momenti di gioco tra pari, fondamentali per la costruzione della loro futura personalità. Il difficile periodo che stiamo attraversando sottopone i bambini a una disorientante dilatazione della dimensione temporale che, abitualmente, nella scuola dell’infanzia, è scandita da attività ludiche e momenti di con-divisione. L’isolamento, invece, impone uno spazio fisico – quello abitativo – in cui, giocoforza, non viene più esperita la relazionalità ludica tra pari, privando i bambini di un tempo imprescindibile: quello che consentirebbe loro, attraverso il gioco, di decodificare la realtà sociale, con le sue regole, i suoi ordini, le sue gerarchie.
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