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Articoli/Articles

V. 13 N. 1 (2022): Giovani, istituzioni e territori

La memoria come dispositivo pedagogico-didattico inclusivo

DOI
https://doi.org/10.3280/ess1-2022oa13511
Inviata
16 marzo 2022
Pubblicato
14-06-2022

Abstract

La nostra società, accelerata e iper-connessa, metaforicamente “liquefatta” nei legami affettivi, ancora smemorata specialmente quando ha dovuto ricostruire la memoria collettiva dello sterminio delle persone fragili e con disabilità perpetrato dal regime nazista, già in condizioni ordinarie fatica a tesaurizzare i ricordi delle esperienze ad ‘alta intensità affettiva’ che possono costellare la vita: la laurea, un matrimonio, la nascita di un figlio, il raggiungimento di una meta professionale.

Quando poi, fuori dall’ordinario, ci troviamo dinanzi alle difficoltà, la tendenza culturale degli occidentali sembra essere quella di conservare in “magazzini” simbolici della memoria le “scatole” con i ricordi negativi, contrariamente a quello che il popolo degli Aymara ha imparato a fare rispetto al passato difficile poiché ritiene sia più utile vederlo dinanzi agli occhi per conoscerlo meglio e non sbagliare ancora.

Recuperando nel dibattito sull’inclusione le antesignane riflessioni di Karl Jaspers, riflettendo criticamente su alcune esperienze emblematiche di fronteggiamento degli orrori del Novecento e, infine, mutuando dalla biologia quel processo di autotomia che vede alcuni animali recidersi parti del corpo nel tentativo di salvarsi dai predatori, l’autore spiega perché l’operazione mentale di “tagliare” (tomo) autonomamente (auto) il passato difficilerisulti infruttuoso nel realizzare il ‘progetto di vita’ dello studente con BES e propone dei criteri metodologici per tenere assieme le competenze mnemonico-riflessive e narrative indispensabili per rileggere il passato, comprendere il presente ed esplorare una prospettiva esistenziale libera dallecoazioni a ripetere che impedirebbero il cambiamento.

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