Il contributo esplora il significato e le rappresentazioni del Progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato (D.lgs. 62/2024) così come emergono dalle narrazioni di genitori e giovani adulti/e con disabilità. Collocata nel quadro del paradigma dei diritti, la ricerca adotta un approccio qualitativo narrativo-partecipativo per indagare come il Progetto di vita venga vissuto, immaginato e costruito nella quotidianità. L’analisi tematica delle interviste mostra come desideri, sostegni e contesti si intreccino nel definire traiettorie di autodeterminazione prossimale: pratiche artistiche e lavorative, relazioni e reti di prossimità diventano i luoghi concreti del progetto. Genitori e giovani convergono nel concepire il Progetto di vita non come adempimento tecnico, ma come trama pragmatica di relazioni e scelte significative, dove la qualità dell’esperienza si misura in partecipazione, continuità e riconoscimento. La narrazione emerge così come pratica epistemica e pedagogica che restituisce voce ai soggetti, produce conoscenza situata e orienta la progettazione di sostegni e contesti abilitanti, contribuendo a tradurre il paradigma dei diritti in pratiche educative quotidiane.