Ogni progettualità che ambisca a non essere solo condizione epistemica di pianificazioni eterodirette, ma riconoscimento di un soggetto nella sua unicità e complessità, deve aprirsi a un orizzonte inclusivo. Una prospettiva che richiede, a sua volta, l’adozione di pratiche educative-didattiche di matrice espressiva. L’approccio narrativo, sotto questo punto di vista, si adatta perfettamente alla sfida pedagogica che la disabilità ci pone. Non si limita a restituire voce al soggetto, ma ne consente l’emersione in quanto protagonista narrante della propria esperienza. Un soggetto che rivendica diritti e agency nel Progetto di Vita che lo riguarda. Una narrazione, dunque, che non è solo riappropriazione di sé, ma anche costruzione di uno spazio educativo intermedio tra il proprio modo di essere e l’altro, tra l’esperienza personale e le coordinate culturali, istituzionali e relazionali dell’ambiente di vita.
Il contributo mantenendo la scuola primaria come campo d’indagine, sottolinea l’approccio narrativo quale determinante fondamentale per rendere il Progetto di Vita uno strumento realmente trasformativo e inclusivo del bambino con disabilità, contribuendo così al miglioramento della sua Qualità di Vita.
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