La predisposizione di un programma terapeutico alternativo alla detenzione è uno degli obiettivi principali della presa in carico all’interno del carcere. Spesso gli operatori dei servizi incontrano notevoli difficoltà che spesso vengono attribuite alla scarsa motivazione alla cura da parte dei loro pazienti, mentre può essere sottovalutata la complessità cognitiva di questo compito.
Lo scopo dello studio è di verificare la consistenza e l’influenza di eventuali deficit neuropsicologici sul funzionamento cognitivo al momento della definizione di un progetto terapeutico. Per questo è stato somministrato ad un campione di tossico/alcoldipendenti detenuti il Test ENB 2, al fine di valutare la memoria a breve e lungo termine, l’attenzione, le abilità esecutive, la fluenza di linguaggio e alcune abilità prassico-costruttive. Il 50% del campione presenta un funzionamento cognitivo globale deficitario. Il risultato appare in linea con quanto evidenziato dalla letteratura neuroscientifica precedente, che pone sempre più l’attenzione sulle modificazioni neurali correlate alle addiction. Le condizioni contingenti (stress, abuso di psicofarmaci in carcere) possano inoltre influire negativamente sulla performance. Da queste evidenze possono scaturire ulteriori ricerche di natura diacronica sugli stessi soggetti che di natura sincronica su altre popolazioni di tossico/alcoldipendenti non detenuti, nonché possibili sviluppi della riabilitazione neuropsicologica nel corso del trattamento