
L’articolo prende in esame alcuni volumi recenti dedicati all’uso pubblico dell’antico nell’Italia unita, con particolare riferimento ai miti della romanità in epoca fascista. L’autore evidenzia come la discussione storiografica abbia conosciuto importanti trasformazioni negli ultimi decenni: l’antico è diventato un osservatorio privilegiato per ricostruire più ampie dinamiche politiche, culturali e sociali che riguardano i processi di legittimazione del potere, il ruolo delle immagini e delle mostre, lo spazio urbano, l’importanza attribuita all’architettura, all’archeologia, all’arte. La discussione sugli usi pubblici dell’antico e della romanità consente di evidenziare le tante implicazioni della questione: i vari soggetti protagonisti, gli strumenti della trasmissione della storia, gli aspetti di continuità e rottura tra Italia liberale, Italia fascista, Italia repubblicana.