A partire dal febbraio 2020 il governo italiano ha iniziato a prendere iniziative per arginare la diffusione del virus Covid-19, che tuttavia non hanno tenuto conto del fenomeno della violenza domestica. L’invito a “restare a casa” è sembrato adatto a quasi tutta la cittadinanza, ma si è trasformato in una forma di maltrattamento aggiuntivo per tutte quelle donne che si sono trovate isolate e, in pratica, segregate, assieme al loro persecutore. Altre disposizioni contenute nei decreti, poi, non hanno agevolato la loro ricerca di aiuto.
L’articolo si pone come primo obiettivo quello di analizzare un tipo particolare di violenza contro le donne, quella istituzionale, e di mostrare come essa sia scaturita dai vari decreti ministeriali che si sono succeduti durante l’epidemia, quali conseguenze abbia generato e come sia stato gestito questo problema in seguito, quando l’opinione pubblica si è mobilitata. Un secondo obiettivo è quello di inserire tale discorso all’interno degli studi pedagogici che si occupano del più ampio fenomeno degli abusi contro le donne.