Il contributo indaga le connessioni fra arte e educazione nell’ambito della crescente “riflessività” che caratterizza la nostra epoca evidenziando, da un lato, come la moltiplicazione di segni e simboli oggi disponibili consenta una più estesa realizzazione delle molteplici possibilità presenti in ciascuno di noi; dall’altro lato, richiamando l’attenzione sulla crescente divaricazione fra “simbolo” e “significato” – testimoniata dalla pervasiva “estetizzazione” della vita quotidiana – che rende più difficile trovare una risposta convincente alle questioni esistenziali cruciali che contrassegnano l’essere umano. Ne segue una carenza di “significato” che può trovare una risposta, nell’ipotesi avanzata dal contributo, nel riaccreditare la funzione integrativa e organica dell’esperienza estetica, che permette di cogliere – in linea con l’epistemologia della complessità – quei fenomeni autopoietici che stanno alla base anche dei processi educativi.
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