
La pandemia da Covid-19 ha rappresentato un periodo di forte criticità per gli assetti sanitari, consentendo tuttavia di dare nuova spinta verso la digitalizzazione dei servizi e l’adozione di nuove modalità erogative in sanità, tra cui la telemedicina. Il presente contributo va a esplorare l’esperienza dell’implementazione della telemedicina all’interno della Regione del Veneto, approfondendo in particolare il ruolo che essa ha ricoperto nella gestione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale arretrate a causa dell’emergenza pandemica che ha causato la sospensione dell’attività ordinaria a favore dell’assistenza a pazienti affetti da SARS-CoV2. Oltre all’ipotesi che la telemedicina possa rappresentare un valido strumento per smaltire le liste di attesa, si vuole andare ad approfondire la sua potenzialità nell’ampliare l’accesso alle prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Essa si presenta come uno strumento per garantire equità nell’offerta dei servizi specialistici per gli utenti delle Aziende Sanitarie, specialmente se residenti in territori disagevoli, con infrastrutture limitate per il raggiungimento dei presidi e con difficoltà nella mobilità. Tramite analisi di volumi, branche mediche e tipologie di prestazioni effettuate a partire dal periodo pandemico viene esplorato quali servizi di specialistica ambulatoriale possano presentare maggiore affinità con la modalità della telemedicina. Inoltre, sono prese in considerazione caratteristiche dei territori di riferimento e dell’utenza che ha beneficiato di prestazioni di telemedicina, nell’ottica di integrare questi elementi nella pianificazione di servizi maggiormente efficaci e coerenti con le istanze di salute dei cittadini, orientandosi verso un approccio value-based.