L’autrice analizza la costruzione discorsiva dell’assistente sanitaria visitatrice intesa come figura paradigmatica delle biopolitiche di governo della popolazione affermatesi nei decenni successivi alla Grande guerra, centrate sul governo delle condotte (igieniche) individuali in vista dell’ottimizzazione del “capitale umano” della nazione. Emersa in Italia sotto gli auspici della American Red Cross, si affermò ben presto come prototipo di una strategia di diffusione dell’igiene nelle case del proletariato e di educazione della popolazione ad assumere condotte di vita “sane” e “razionali”basata sulla persuasione e sul coinvolgimento dell’individuo nell’amministrazione delle proprie risorse biologiche. L’analisi di questa figura, il cui “capitale” precipuo era il suo genere, permette di gettare luce su uno dei modi in cui la femminilità (borghese) è stata messa a lavoro nella costruzione di pratiche e istituzioni del governo biopolitico della popolazione nel periodo in cui furono costruite le premesse del welfare state in Italia.