Nel saggio l’autrice indaga la politica culturale che i due Stati tedeschi (Repubblica federale e Repubblica democratica tedesca) svilupparono in Italia durante la Guerra fredda, partendo dai primi contatti che si stabilirono dopo la Seconda guerra mondiale, fino alla fine degli anni Sessanta. In questi due decenni ci fu una sensibile evoluzione: dalla fase iniziale, segnata da scambi piuttosto limitati, a metà degli anni Cinquanta entrambi gli Stati diedero avvio a una consapevole politica culturale, che progressivamente vide un’aperta concorrenza fra Repubblica federale e Repubblica democratica, particolarmente accesa durante gli anni Sessanta.
Il saggio si concentra sull’attività dei due enti più significativi che ebbero sede a Roma: la Deutsche Bibliothek, che rispondeva all’ambasciata e al ministero degli Esteri tedesco-occidentale e il Centro Thomas Mann, sostenuto dalla Rdt e dal Pci e animato da intellettuali italiani.
L’autrice prende in esame fonti diversificate, sia tedesche che italiane, da quelle dei rispettivi ministeri degli Esteri, a quelle dei due enti analizzati.