
In questo scritto l’autore fa un commento critico rispetto alla transizione da vittima a carnefice di Elisha, ebreo sopravvissuto a un campo di concentramento che, una volta liberato, aderisce a un gruppo di ribelli. Friedman si interroga sul passaggio emotivo che il protagonista vive nel momento in cui riceve l’ordine di giustiziare un prigioniero, come rappresaglia e vendetta per l’esecuzione di un ebreo insorto. L’autore utilizza questo evento come stimolo per prendere in esame il concetto dimatrice, in particolare la sua visione della “Matrice del soldato”.