
La letteratura converge sulla necessità di costruire una nuova alleanza tra apprendimento e valutazione poiché quest’ultima svolge una funzione strategica nell’indirizzare verso esperienze formative profonde oppure verso acquisizioni di superficie. Parimenti vi è consenso nel riconoscere la capacità di valutare e valutarsi come life skill per decidere in modo consapevole, esercitare criticamente i propri diritti e governare la complessità. In questa prospettiva, diventa urgente considerare la competenza (auto)valutativa come obiettivo formativo da perseguire all’interno del sistema scolastico già a partire dall’infanzia. Le normative vigenti aprono in tale direzione spazi di lavoro interessanti; tuttavia per cogliere tali opportunità è necessario che gli insegnanti siano adeguatamente formati. Sperimentare l’autovalutazione nella preparazione iniziale può agire da fattore facilitante la trasposizione didattica all’interno del contesto classe. Per mettere allo studio tale ipotesi è stata condotta una ricerca empirica somministrando un questionario semistrutturato a futuri insegnanti frequentanti il corso di studi in Scienze della formazione primaria. Gli esiti documentano una debole diffusione dell’autovalutazione all’interno del percorso formativo universitario e, più in generale, una scarsa presenza di pratiche valutative che valorizzano l’agency degli studenti. La problematizzazione delle evidenze emerse sul campo alla luce del quadro teorico-concettuale che emerge dalla letteratura fa risaltare un gap tra “dichiarato” ed “agito”.