Nell’ambito del dottorato di ricerca in Italia, negli ultimi vent’anni si registra un incremento degli iscritti così come dei dottori di ricerca inseritisi nel mondo del lavoro. Tuttavia, confrontando i dati nazionali con quelli internazionali, la percentuale dei dottori di ricerca occupati risulta inferiore in relazione al totale della forza lavoro. Inoltre, molti dei dottori di ricerca ritengono di non utilizzare nel loro lavoro le competenze sviluppate durante il dottorato mentre altri trovano migliori opportunità di lavoro all’estero. Questa situazione problematica sembra trovare una possibile soluzione nell’introduzione di curricula innovativi nei dottorati. Il contributo presenta gli esiti di uno studio di caso multiplo realizzato nel 2021 relativo a un percorso innovativo di educazione non formale sui temi dell’Open innovation promosso da un soggetto intermediario dell’Emilia-Romagna e rivolto ad aziende e dottorandi degli atenei emiliano-romagnoli. L’impianto della ricerca empirica è stato messo a punto a partire da una cornice teorica che ha integrato tre diversi modelli: la Comunità di Pratica, l’apprendimento basato sulla sfida e l’hackathon. L’obiettivo principale è stato quello di descrivere la sostenibilità, l’efficienza e l’efficacia del percorso innovativo. Sono stati coinvolti 14 dottorandi, 8 rappresentanti di quattro imprese, 4 referenti di un soggetto intermediario e 4 consulenti aziendali. I dati sono stati rilevati attraverso l’analisi di documenti, interviste e questionari. Dai principali esiti emerge che il percorso indagato risulta sostenibile, sebbene richieda alcuni adattamenti per migliorarne l’efficienza, e in grado di favorire la costituzione di comunità di pratica capaci di promuovere apprendimenti.