L’articolo esplora alcuni aspetti della clinica del trauma nelle loro intersezioni tra la teoresi junghiana e le neuroscienze nella cornice dell’intersoggettività. Tradizionalmente la psicoanalisi ha posto l’accento sulle parole, le interpretazioni, il dare senso, ma recentemente c’è una maggiore riflessione sugli aspetti affettivi, relazionali e incarnati del lavoro terapeutico e del modo in cui questi si riferiscono all’esperienza traumatica interattiva precoce che si svolge al di fuori della consapevolezza. Vengono considerati anche alcuni dei modi in cui la conoscenza di particolari sistemi di connettività informa la comprensione dell’intera relazione mente-cervello-corpo. Le autrici, nel presentare un frammento di esperienza clinica, mettono soprattutto in luce alcune riflessioni sui fenomeni corpo-mente e sulle rêverie sensoriali che si verificano nella seduta analitica, cercando di osservarli con una doppia lente interdisciplinare che permette di rendere pensabile il “cervello-corpo-mente in relazione”, descritto dalle neuroscienze e da Jung nella psicologia analitica complessa, assegnando alla affettività il ruolo di organizzatore delle rappresentazioni inconsce e della spinta verso l’emersione alla coscienza.