Il saggio ricostruisce le trasformazioni intervenute nei paradigmi di intervento della politica regionale
comunitaria a partire dai primi anni Settanta, con l’avvio del negoziato per la creazione del Fondo europeo di sviluppo regionale, fino all’Atto Unico Europeo. L’Autore individua in questo periodo le fondamenta di una profonda transizione da modelli “interventisti” e “neomercantilisti” calibrati sul lato della domanda aggregata, caratteristici delle politiche regionali adoperate fino a quel momento da diversi Stati membri e in primo luogo dall’Italia, verso modelli più apertamente neoliberisti. L’analisi della forte conflittualità in seno al Comitato di politica regionale, l’organo di rappresentanza delle tecnocrazie nazionali deputato a gestire il Fesr, e tra questo e la Commissione europea, consente all’Autore di rilevare come tale esito non fu affatto scontato. A determinarlo furono soprattutto il sovraccarico di obiettivi posti in capo alla politica regionale in un contesto di risorse scarse e il logoramento della fiducia nel ruolo dell’intervento pubblico.