L’articolo prenderà in esame l’esperienza dell’Italia all’interno dell’Organizzazione per la cooperazione
economica europea (Oece) negli anni della prima legislatura repubblicana.
A partire
da una riflessione sulle motivazioni tanto economiche quanto politico-diplomatiche che si posero alla base dell’adesione italiana all’Oece, questo contributo analizzerà le misure di liberalizzazione commerciale perseguite dal paese all’interno degli organi decisionali dell’organizzazione.
Si darà risalto alla dimensione europea delle iniziative che l’Italia elaborò nell’ambito della progressiva riduzione di dazi, tariffe e contingentamenti alle importazioni di beni provenienti dai mercati internazionali. Si passeranno in rassegna le principali iniziative presentate in sede Oece dalla delegazione italiana e verranno presi in considerazione i provvedimenti promossi a livello europeo da parte dei maggiori partner della Penisola: i piani Stikker e Pella (1950); la nascita dell’Unione europea dei pagamenti (Uep, 1950); il pacchetto di liberalizzazioni introdotto da La Malfa (1951); la reintroduzione delle restrizioni quantitative
da parte di Regno Unito e Francia (1951-1952).
Questo contributo intende perciò sondare la natura, i presupposti e gli esiti della “filosofia liberalizzatrice” sviluppata dalle classi dirigenti dello stato italiano nel più ampio contesto del processo di integrazione economica del Vecchio continente e della genesi di quello che sarebbe poi divenuto il mercato comune europeo.