Le attività pubblicitarie conobbero importanti sviluppi durante il ventennio e non solo in ambito commerciale. I pubblicitari italiani s’interessarono alla propaganda nel senso classico e politico dell’espressione, sia analizzandone le tecniche sia producendola. Questo saggio esamina le relazioni fra pubblicità e propaganda durante il fascismo. Affronta, in tal senso, una problematica che attraversa i lavori più recenti sulla storia della pubblicità, integrando una prospettiva istituzionale con una storia dei saperi attenta ai transfer di competenze fra commerciale e politico: le relazioni fra la professione nascente del pubblicitario e il regime, la nascita del Sindacato nazionale fascista “Agenzie e case di pubblicità” e del suo organo “La Pubblicità d’Italia”, gli studi su pubblicità e propaganda condotti negli anni Trenta, i congressi
e l’evolvere degli scambi internazionali fra professionisti. Non si tratta di una storia delle immagini pubblicitario-propagandistiche veicolate dai media, ma dei legami fra due settori, pubblicità e propaganda, dalle frontiere porose.