Il presente saggio esplora il lato principalmente economico dell’occupazione italiana in Urss durante la Seconda guerra mondiale, illustrando i piani di sfruttamento economico concepiti dai vertici di Roma e il trasferimento in patria di una parte delle risorse sovietiche, in primo luogo metalli e cereali. Fra gli scopi della partecipazione italiana al conflitto sul fronte orientale rientravano alimentare l’industria nazionale con materie prime tratte dal territorio sovietico occupato e sorreggere il “fronte interno” con derrate alimentari acquistate o requisite in situ, che in Italia sarebbero giunte a titolo gratuito o quasi. Incoraggiando la spoliazione del territorio nemico, i vertici politico-militari andavano incontro a una speranza diffusa sia fra i civili in Italia sia fra gli ufficiali e i soldati sul campo, vale a dire ricavare dalla guerra un equo bottino con cui ovviare alle restrizioni in atto sin dal 1940.