L’articolo ripercorre il dialogo a due voci tra un’assistente sociale e una psicoterapeuta, co-conduttrici di un gruppo a frequenza settimanale aperto a donne in gravidanza e contemporaneamente a neomadri accompagnate dal loro bambino entro il primo anno di vita. Viene dato ampio spazio al racconto della progettazione sociale e del respiro interculturale e interdisciplinare che ha portato gli operatori e i Servizi coinvolti ad affrontare inizialmente la questione migratoria e le sue criticità in termini di isolamento, rischio di stigmatizzazione, disagio e marginalità attraverso uno sguardo complesso e integrativo. Ci si sofferma sul delineare come la cura di un gruppo di donne accomunate dall’attraversamento di una fase del ciclo di vita centrale e fisiologica abbia permesso di creare un luogo dalle valenze preventive a vari livelli e la co-costruzione di esperienze gruppali che attraversano le differenze, fanno scoprire somiglianze e creano meticciamenti.