
L’autore, condividendo la definizione di comunità nella sua accezione più ampia come luogo di incontro tra sofferenza individuale e sofferenza sociale, al fine di delineare le prospettive di una salute mentale di comunità, invita a tenere in considerazione molteplici prospettive. Tra queste, ci sono quelle di tipo demografico che forniscono informazioni anche sulle dimensioni relazionali e sociali all’interno della comunità (come, per esempio, il progressivo invecchiamento della popolazione, l’incremento dei nuclei monoparentali e quindi della dimensione della solitudine, la presenza di sempre più marcata inter-culturalità, caratterizzata dalla presenza di migranti di prima e seconda generazione, che impatta sul malessere giovanile adolescenziale ecc.). L’autore evidenzia la necessità da parte delle discipline psicologiche di utilizzare un linguaggio comprensibile per interloquire a livello politico, istituzionale e amministrativo, nell’intento di perseguire un interesse comune, tenendo conto dei bisogni in termini comunitari e promuovendo interventi di ampio respiro, che interconnettano campi disciplinari apparentemente distanti (es. salute mentale, economia, demografia…).