Questo articolo propone una riflessione sul processo di costruzione di un problema di ricerca di genere da parte di un dottorando in didattica che proviene da un percorso universitario in fisica. Se pur con qualche esperienza nella didattica della fisica, è la prima volta che l’autore si approccia ad un problema di ricerca incentrato sulla didattica e soprattutto sugli studi di genere: il problema del divario di genere nella didattica della fisica. Le specifiche prospettive possedute dall’autore vengono considerate la guida al criterio con cui sono state scelte le fonti prese in considerazione per la definizione del problema di ricerca. Il filo conduttore del processo di problematizzazione è l’analisi dei report del Programma di Valutazione Internazionale degli Studenti pubblicati dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico relativi alle competenze matematiche degli studenti delle scuole dei Paesi che partecipano alle raccolte dati. Caratterizzato il quadro fornito dai dati del Programma di Valutazione Internazionale degli Studenti, introduciamo uno strumento teorico, la lente identitaria, in grado di calarsi nei contesti culturali specifici ed inquadrare i bias (stereotipi) di genere che intervengono nei processi di apprendimento/insegnamento della fisica, dando una nuova forma alla complessità del divario. Si vuole sostenere l’idea che la ricerca in questo ambito deve necessariamente assumere un carattere multiprospettico ed intersezionale che non rischi di cadere nell’essenzialismo e nel binarismo maschio-femmina.