Il contributo, partendo dal bisogno della società attuale di formare persone competenti per resilienza e autoregolazione (Pellerey, 2023), dopo aver brevemente tentato di esplicitare il significato di alcuni vocaboli inerenti alla riflessività e circoscritto quali aspetti di essa si è interessati a mettere in luce, introduce l’importanza dell’utilizzo di tutte le discipline umanistiche, portando alcuni esempi del loro impiego in contesti formativi all’apparenza molto distanti tra loro: quello medico e quello scolastico.
Le tecniche utilizzate negli ultimi anni nell’ambito della formazione dei professionisti riflessivi sono molteplici e hanno ampiamente dimostrato la loro validità e utilità; nella formazione in itinere degli adulti, dove l’apprendimento trasformativo (Mezirow, 2016) si evidenzia sempre più come una via preferenziale per lo sviluppo di nuove competenze, gli educatori e i formatori sono alla ricerca di nuovi dispositivi didattici che possano favorire una pratica riflessiva nei discenti, aiutandoli a decifrare la gamma di significati che porta con sé la loro esperienza; in questo contesto si sta affermando una nuova attenzione alle discipline umanistiche e alla ricchezza dei loro contenuti e linguaggi.
In ambito sanitario si è affermato fin dagli anni ‘60 il concetto delle Medical Humanities (Zannini, 2008), mentre in altri ambiti si utilizzano aspetti delle discipline umanistiche più o meno noti; l’intento del contributo è quello di realizzare una panoramica che evidenzi l’utilizzo di tutti i costrutti delle discipline umanistiche nell’ambito dei più diversi tipi di formazione riflessiva degli adulti, oltre ogni prospettiva settoriale. Muovendo da tali intenti, si analizzano diversi dispositivi didattici “umanistici” e pratiche progettate e realizzate per promuovere la riflessività. All’interno di una molteplicità di proposte sia nell’area didattica che in quella sanitaria si è scelto di citare due percorsi formativi in particolare, per la ricchezza e varietà di dispositivi “umanistici” utilizzati.
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