Call for paper - n. 72/2026
Quello della memoria è necessariamente un campo di studi interdisciplinare (Erll e Nuenning 2008; Tota e Hagen 2016), particolarmente fertile da osservare nell’intersezione tra sociologia della
cultura e media studies. Nonostante il crescente intreccio tra media digitali e memoria, gli internet studies hanno a lungo trascurato tale relazione (Bartoletti, 2011; Pogačar, 2010; Garde-Hansen,
Hoskins e Reading 2009; Jungselius e Weilenmann, 2023), così come i memory studies hanno tardato a riconoscerne la rilevanza (Bartoletti, 2007; Zierold, 2008).
Inoltre, poiché i media impattano su come, cosa e perché individui e gruppi sociali ricordano e dimenticano, le categorie pur fertili di mediazione e rimediazione non rendono pienamente conto della complessità di questa relazione (Erll 2008, Hoskins 2009). Collocandoci, infatti, nella prospettiva teorica della mediatizzazione, che riconosce le interconnessioni complesse, inestricabili
e profonde tra media e società (Couldry e Hepp 2013, 2017, Boccia Artieri 2015, 2025), riteniamo che i media rappresentino il più potente meccanismo nella formazione della memoria nelle sue molteplici forme - individuale, collettiva e sociale (Esposito 2001, Bartoletti 2007) - soprattutto oggi.
Se il ruolo trasformativo dei media in relazione alla memoria può essere rintracciato fin
dall’invenzione della scrittura, passando dalla stampa e dai media elettronici, oggi ci dobbiamo confrontare con ecosistemi mediali complessi ed eterogenei, che devono essere analizzati nelle loro specificità e interconnessioni dinamiche, nell’ambito di un processo di coevoluzione tra media e
società. L’attenzione si deve quindi rivolgere alle logiche dei media digitali e delle piattaforme algoritmiche che sono protagoniste dell’attuale ecosistema dei media, e alle funzionalità e affordances
che modellano le forme dell’identità e delle relazioni sociali, l’esperienza del tempo e la memoria degli utenti (Kaun e Stiernstedt 2014; Migowski e Fernandes Araújo 2019).
Con l’evoluzione degli ambienti digitali si è spostato l’asse dall’espressione del sé nell’ambito di una rete sociale (e quindi dalle networked memories: Bartoletti 2011) alle connessioni tra contenuti mediate da algoritmi, alla promozione del sé orientata a trasformare valore sociale in valore
economico, nel contesto della platform society (Van Dijk 2013, 2017; Van Dijck et al. 2018).
Connettività, datificazione e quantificazione dei ricordi (Jacobsen e Beer, 2021), programmabilità, autonomia dei contenuti dal contesto (“content without context”: Bhandari e Bimo 2022) sono tra le logiche di piattaforma (Van Dijck, Poell 2013) che influenzano in modo sempre più profondo il lavoro della memoria degli utenti. Ma se le piattaforme oggi sono prevalentemente algoritmiche, sappiamo anche che gli algoritmi non possono essere considerati tout court come attori di memoria. La memoria digitale o algoritmica può essere concepita come la capacità di trattare informazioni indipendentemente dal significato (Esposito 2017), legame che invece caratterizza la memoria umana. Così, ad esempio, le foto curate algoritmicamente e suggerite da un’applicazione agli utenti non sono equivalenti ai ricordi umani (Lee, 2020), e risulta improprio anche definirli “automated memories”, come nel caso dell’omonima
affordance di Facebook (Jacobsen e Beer 2021). Gli algoritmi, non essendo capaci di astrazione, ma facendo solo operazioni su dati, “do not properly remember and do not properly forget” (Esposito 2017, p. 6) così come nella memoria algoritmica si riconfigura la stessa relazione tra il ricordare e il dimenticare per come la conosciamo. Come spesso accade negli studi sulla memoria, le metafore
sono evocative ma a volte rischiano di produrre effetti fuorvianti se non trattate con la necessaria cautela.
Se le logiche delle piattaforme algoritmiche abilitano e modellano le forme contemporanee del ricordare e del dimenticare, riteniamo essenziale evitare ogni forma di determinismo tecnologico che porterebbe a nascondere la comprensione del presente dietro a nuovi presunti automatismi sociotecnici.
L’attenzione della ricerca sulla memoria nei media digitali deve invece concentrarsi sulla
“memoria in pratica”, che emerge dall’interazione e negoziazione situata tra utenti e piattaforme, con le loro logiche e funzionalità o affordances, dove svolgono un ruolo sempre più prominente le
mediazioni algoritmiche (Boccia Artieri e Bartoletti 2023; Jungselius e Weilenmann 2023) e le recenti derive dell’IA. Tali ambienti, infatti, non solo condizionano le gerarchie della visibilità, ma favoriscono anche (talvolta in modi inattesi) l’emersione di storie marginalizzate o dimenticate,
offrendo loro nuove opportunità di circolazione, riconoscimento e appropriazione collettiva. Un’apertura alla prospettiva postcoloniale e decoloniale, infatti, permette di evidenziare come la governance della memoria sia anche una questione di giustizia epistemica e di accesso al ricordo collettivo. Si ridefiniscono così tanto i confini dell’oblio quanto quelli della memoria condivisa, ampliando e pluralizzando le fonti e le modalità attraverso cui si costruisce la memoria sociale nell’ecosistema digitale. Qui la memoria non solo si deposita, ma viene attivamente co-costruita, contestata e manipolata attraverso pratiche creative degli utenti (Reading, 2011), nuovi spazi e nuovi attori. Gli user-generated content (UGC), gli user-generated game (UGG), online community e content creator favoriscono processi interpretativi e rappresentativi del passato che danno luogo a memorie contestate, a reinterpretazioni alternative degli eventi storici, ma anche a fenomeni di manipolazione e riscrittura della memoria che iniziano a circolare in rete e nell’immaginario collettivo. Queste forme di memory work digitale sollevano nuove questioni sulla veridicità, sull’autorità e sulla pluralità del ricordo. Anziché attualizzare nuovi discorsi apocalittici sulla crisi o fine della memoria, individuale e/o collettiva, riteniamo sempre più urgente una ricerca attenta ai molteplici e specifici contesti mediati in cui oggi il lavoro della memoria si compie per contribuire alla comprensione profonda della sfida del digital turn nei memory studies (Mandolessi 2023). Per questi motivi, una prospettiva “digitalmente consapevole”, capace di valorizzare la specificità dei diversi ambienti socio-tecnici e delle pratiche in essi sviluppate, è oggi essenziale per far progredire il dibattito teorico e metodologico sulla memoria. In tale contesto, proponiamo di porre al centro la complessità dell’attuale ecosistema
mediale (articolato in social media, piattaforme algoritmiche, mondi videoludici, forme emergenti di intelligenza artificiale generativa), per esplorare le nuove forme socio-tecniche del ricordare e del dimenticare. L’attenzione è rivolta alle pratiche della memoria che si sviluppano nell’intersezione tra dimensione individuale e collettiva, dove biografie personali e storie condivise si intrecciano. In
questi spazi digitali prendono forma e circolano tanto le memorie private (Pasquali, Bartoletti e Giannini, 2022) quanto le memorie pubbliche (Tota e Hagen, 2016; Tota, Lucchetti e Hagen, 2018; Zurovac, 2023).
Coerentemente con questa prospettiva, si invitano Autrici e Autori a presentare articoli originali, fondati su riflessioni teoriche critiche e approcci empirici sia qualitativi che quantitativi sulle seguenti tematiche di interesse prioritario, seppur non esclusivo, del fascicolo:
● pratiche della memoria e dell’oblio negli ambienti digitali (social media, piattaforme
algoritmiche, videogiochi, IA generativa, ecc.);
● memorie algoritmiche “in pratica”: negoziazione, addomesticamento o rifiuto delle affordances e delle logiche di selezione algoritmica;
● storicizzazione del rapporto tra memoria e media digitali; memorie native e genealogie della rete;
● nostalgia dei e nei social media;
● crisi, dissoluzione o riconfigurazione delle memorie generazionali nelle piattaforme
algoritmiche;
● memory governance: poteri, regole e infrastrutture che modellano il ricordare e il dimenticare nei media digitali;
● prospettive postcoloniali e decoloniali: memorie diasporiche, memorie marginali e memory activism;
● oltre le memorie algoritmiche: culture visuali digitali e memoria dell’intelligenza artificiale;
● videogiochi, mondi digitali e social media come lieux de mémoire contemporanei;
● remix, appropriazione e forme creative del digital memory work.
Autori e autrici interessati/e a presentare un contributo sono invitati/e a inviare un articolo
inedito di max 45.000 battute (spazi inclusi, inclusa la bibliografia), in lingua italiana o in lingua inglese, entro il 20 aprile 2026 a entrambe le curatrici del fascicolo agli indirizzi
roberta.bartoletti2@unibo.it e elisabetta.zurovac@uniurb.it e, per conoscenza, alla Redazione della Rivista (Stefania Antonioni stefania.antonioni@uniurb.it). Gli articoli dovranno essere contestualmente caricati sulla piattaforma della Rivista unitamente a un abstract in italiano e in inglese di 600-750 battute e a un profilo dell’autore/ice di 300-500 battute. Per l’editing dell’articolo, già in fase di submission, Autori e Atrici devono far riferimento alle norme redazionali scaricabili dal sito della rivista: https://static.francoangeli.it/fa-contenuti/riviste/nr/sc-norme.pdf e potranno
chiedere alla redazione un template per facilitare l’editing dell’articolo.
Autrici e Autori sono invitate/i a contattare le curatrici del fascicolo per comunicare
l’intenzione di partecipare alla call prima della scadenza; possono eventualmente anticipare un abstract e una breve biografia accademica se sono interessate/i a una verifica preliminare di pertinenza della proposta rispetto ai temi della call; tale verifica non costituisce comunque garanzia di accettazione per la pubblicazione, soggetta all’esito del processo di revisione e selezione finale.
Gli articoli saranno sottoposti a referaggio doppio cieco e la pubblicazione sarà subordinata all’esito della valutazione. Saranno pubblicati un massimo di 7 articoli, inclusi nel fascicolo a stampa.
Nella selezione saranno privilegiate le proposte che offrono un avanzamento della conoscenza ed elementi di innovatività nel dibattito scientifico attuale, in termini teorici, metodologici o di evidenze empiriche. Gli articoli che non risultano essere inediti non saranno considerati per la pubblicazione.
Per informazioni
Sito: https://www.francoangeli.it/riviste/sommario.aspx?IDRivista=52&lingua=IT
Riferimenti bibliografici
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