Questo articolo si propone di raccontare la nascita di una relazione terapeutica, attraverso uno stile in cui le formulazioni teoriche derivano dalla fenomenologia dell’esperienza clinica e non viceversa. Da questa prospettiva, la protagonista del racconto è l’evoluzione della relazione stessa, e la seduta analitica somiglia ad una sessione di improvvisazione jazz in cui il tema musicale si struttura gradualmente, prendendo forma nel corso dello svolgersi del brano. Restano all’analista dei punti fermi: la stabilità del setting e la consapevolezza che in corso d’opera non si potrà non citare alcuni elementi teorici (motivi standard). Concretamente, il testo descrive alcuni momenti della terapia analitica con Susanna, una paziente intelligente e vitale che adottava una serie di importanti difese dissociative di tipo perverso, che pur proteggendola dal rischio di un crollo psichico le rendevano la vita estenuante e ripetitiva. Dalla narrazione emergono tre temi strettamente interdipendenti: 1. Il racconto del modo in cui la coppia analitica riesce a liberarsi da modalità relazionali cicliche e sclerotizzate ed acquisisca una capacità relazionale più flessibile, in cui si può stare in uno spazio transizionale dove non c’è completa separazione né fusione assoluta. 2. La formulazione di alcune ipotesi sul legame tra trauma complesso e formazione di strutture dissociative di tipo perverso. 3. Il lavoro dell’analista sul proprio controtransfert, che evidenzia come nel campo transferale vi sia un rapporto circolare tra sensazioni somatiche, rêverie ed insight teorici.
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