Nel presente lavoro si potrà rintracciare un filo conduttore che da circa otto anni contraddistingue il lavoro con questo paziente, evidenziando alcuni cambiamenti nel paziente, nell’analista e nella relazione analitica. In questo senso lo schema A di questo scritto, si pone come un'ipotesi di funzionamento della relazione analista-paziente in un preciso momento del processo analitico, che grazie al contatto psichico non confusivo, sembrerebbe aver consentito la fuoriuscita del paziente da un importante stato regressivo. L’ipotesi si basa su evidenze cliniche relative allo sviluppo del concetto junghiano di sincronicità.